Malato di cancro rischiava di perdere il lavoro: reintegrato

Malato di cancro rischiava di perdere il lavoro: reintegrato
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Martedì 27 Febbraio 2024, 13:09

Il cancro che lo ha colpito ha rischiato di fargli perdere il lavoro. Grazie ad un ricorso, però, quella prospettiva è stata scongiurata. La storia di Andrea, nella provincia di Taranto, purtroppo non è originale. Perché la storia di questo lavoratore, classe 1981, nato a Grottaglie, ma residente a Massafra, è quella di uno “solo” delle migliaia di malati di cancro del territorio jonico. Un dramma che nel caso di questo lavoratore ha rischiato di comportare conseguenze Il suo tumore si chiama carcinoma del rinofaringe, è metastatico, ma secondo l’oncologo dell’Ospedale “Miulli” di Acquaviva non comprometterebbe la sua idoneità al lavoro. L’uomo, però, dipendente di un’azienda con la mansione di “operatore ecologico” secondo il medico che segue il decorso della sua malattia può continuare a lavorare “purché non con grossi carichi”.

La vicenda

«E’ un modo come un altro per conservare la “normalità” in una vita sconvolta – ha spiegato Cosimo Sardelli, segretario generale della Funzione Pubblica Cgil -. Proprio il sindacato, però, ad un certo punto nella vita di Andrea è dovuto intervenire per riaffermare il suo diritto al lavoro.

La doccia fredda per il lavoratore con famiglia a carico, che da anni lotta con la sua malattia, è arrivata, infatti, nel corso della visita con il medico competente dell’azienda, che opera proprio a Massafra. «Il referto e uno sguardo - spiegano dal sindacato - sono bastati, al medico in questione, per trasformare Andrea da lavoratore a “inidoneo permanente”». «In sostanza quella decisione ha detto ad Andrea di stare a casa, senza lavoro, e dopo la Naspi, sono affari suoi – ha commentato il segretario Sardelli, che proprio per il lavoratore ha istruito il ricorso allo Spesal, l’ufficio dell’Asl che si occupa del servizio di prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro. Un ricorso vinto e che ha consentito ad Andrea di tornare alla sua dignità e al suo lavoro lo scorso 19 febbraio. «Una decisione - hanno aggiunto dal sindacato - che deve costituire un tassello importante rispetto alle tutele che si devono alle migliaia di lavoratori che oggi vivono la stessa drammatica condizione di Andrea e che si devono tradurre in un’attenzione costante rispetto al fenomeno del “liberarsi del fragile” che come sindacato, e come società civile, non possiamo di certo ammettere»

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