Più cellulari che esseri umani sulla Terra.
Secondo le ultime stime entro i prossimi due anni, nel 2025, i dispositivi mobili saranno il doppio degli abitanti del pianeta: 18 miliardi. Un numero che stupisce? Si, questa è la prima reazione. Ci chiediamo come sia possibile, in fondo non tutti abbiamo due cellulari nelle nostre tasche. Alcuni è facile che lo facciano per distinguere vita privata e lavoro, ma probabilmente non sono la maggioranza, anche se noi italiani facciamo ben bene la nostra parte. Secondo il Global Digital Report 2022 a fronte di 60 milioni e 320 italiani, squillano ben 78 milioni e 220 mila telefonini, cioè uno e un terzo di cellulare a testa. Questi numeri, in realtà, erano già intuibili da tempo, visto che esattamente 10 anni fa, un rapporto dell’International Telecoms Union, un’agenzia delle Nazioni Unite, rivelava che nel 2014 il numero dei contratti di telefonia mobile avrebbe superato la soglia di 7 miliardi e 100 milioni, che era la popolazione del nostro pianeta nel 2013. Eppure oltre 1,1 miliardi di persone al mondo non hanno accesso alla corrente elettrica per ricaricare i device, per cui non possono accedere alla rete mobile per mancanza di infrastrutture adeguate.
LE RIPARAZIONI
Non riciclare in modo corretto, significa generare una montagna di rifiuti elettronici, che a sua volta contengono minerali preziosi, tra cui l’oro ed una sessantina di altri elementi, estratti da miniere in parti del mondo in cui i diritti umani, sono letteralmente seppelliti. E se fino ad oggi abbiamo finto di non sapere che l’inquinamento ambientale avesse ripercussioni tangibili sul clima, oggi siamo dentro l’urgenza. Per arginare il problema, la Commissione Europea sta puntando ad una politica comunitaria per rendere più facili ed economiche le riparazioni dei cellulari, anche in modalità fai da te. Una sorta di obbligo al diritto di riparazione per i consumatori, a cominciare dalla batteria che dovranno essere progettate per essere rimosse e cambiate, come avveniva prima dell’era smartphone. Nella proposta della UE (da negoziare con gli stati membri) è contenuta anche la possibilità di chiedere alle aziende produttrici di riparare il proprio device entro 10 anni dall’acquisto.