Matrangola: «Onorerò la memoria di mia madre Renata Fonte». Ma Libera: «Noi non c'entriamo»

Matrangola: «Onorerò la memoria di mia madre Renata Fonte». Ma Libera: «Noi non c'entriamo»
di Massimiliano IAIA
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Giovedì 25 Aprile 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 09:24

Si è trasformato subito in un caso l’asso nella manica che il governatore Michele Emiliano ha voluto giocarsi nella composizione della nuova giunta, per tendere in qualche modo la mano al leader M5s Giuseppe Conte, che tra le condizioni poste per il rientro nella maggioranza aveva chiesto l’istituzione di un assessorato alla legalità. E nella scelta di un nome di alto profilo, di un personaggio specchiato - è stato il pensiero di Emiliano - chi se non la neretina Viviana Matrangola, la figlia di Renata Fonte, l’assessora comunale di Nardò uccisa nel 1984 e che ha pagato con la vita la sua battaglia contro la speculazione edilizia a Porto Selvaggio? Matrangola, oltretutto, è stata consulente esperto per il Gabinetto del Ministero di Grazia e Giustizia, nella tavola rotonda degli Stati Generali dell'Antimafia del 2016, ha ricevuto il Premio Borsellino 2017 per l'impegno civile, e dal 2000 vanta una collaborazione attiva con “Libera associazioni nomi e numeri contro le mafie”.

La polemica


Ma è proprio in questo ultimo elemento che si innesca la polemica legata alla fondatrice di “Flow-Libere espressioni”, un’associazione di promozione sociale che si occupa di antimafia sociale. Già nella serata di martedì, pochissimi minuti dopo l’annuncio di Emiliano, era stato don Angelo Cassano, referente regionale di Libera, a scrivere sul suo profilo Facebook: «Matrangola non è dirigente di Libera». Per poi aggiungere: «Sono schifato e addolorato di come si strumentalizza tutto, fermo restando che si tratta di persone rispettabili a cui va la mia stima ma sono scelte personali». E conclude: «Le mie posizioni sono chiare da sempre e non permetto a nessuno di strumentalizzarle. Ci vuole una rivolta morale etica e culturale nella politica di questa terra e non operazioni estetiche di facciata».
A ribadire ulteriormente il concetto, una nota diffusa nel primo pomeriggio di ieri da Libera Puglia: «Come sancito dal nostro Statuto, “Libera è un'associazione apartitica” e, pertanto, questa nomina è semplicemente frutto di una scelta personale di Viviana, che rispettiamo, ma che non equivale in nessun modo ad una presa di posizione della nostra Associazione». In chiusura, la stessa precisazione di don Cassano: «Viviana Matrangola, cui va la nostra stima come persona e familiare di vittima innocente delle mafie, non ricopre da tempo nessun incarico all'interno dell'associazione Libera».
La diretta interessata ha affidato alla sua stessa penna il proprio pensiero sulla questione, partendo innanzitutto dai motivi che l'hanno spinta a dire sì a Emiliano: «La mia è una scelta civica fatta con spirito di servizio. Mi è stato insegnato di scegliere sempre da che parte stare anche se scomodo e sconveniente e di fare la mia parte fino in fondo. Il mio è un incarico tecnico, metterò a servizio della mia Regione i miei 25 anni di esperienza nell'antimafia a livello nazionale e internazionale, farò del mio meglio per dare un contributo incisivo, c’è poco tempo, non sprecheremo un solo minuto, lavoreremo senza sosta per lasciare un segno positivo, e fare la differenza».
Un passaggio, appunto, sul suo impegno civile in Libera, iniziato «25 anni fa, un percorso di memoria e impegno come responsabile di Libera Memoria nazionale e internazionale e come referente per i familiari delle vittime di mafia. Un impegno portato avanti quotidianamente nelle scuole, nelle università, nelle piazze, nei tavoli istituzionali, nel network mondiale per la pace in cui ho avuto l'onore di rappresentare l'Italia. Ho contribuito alla costituzione della rete Europea Flare Freedom Legality and rRghts in Europe e Alas America Latina Alternativa Social riunendo i Paesi del Mercosur. Ho marciato con le Madres de Plaza de Mayo, ho relazionato alla casa Rosada a Buenos Aires e all'Onu a New York, cercando di essere strumento concreto di azione di pace. Ho sempre contrastato la cultura della delega e del favore al posto del diritto. Ho coltivato sempre la cultura del Noi».
E poi la chiusura: «La mia nomina infatti rappresenta un Noi, accanto a me avrò Matilde Montinaro sorella del caposcorta di Giovanni Falcone, e porto con me il sentimento di tanti familiari di vittime di mafia, che hanno condiviso con me questi venticinque anni di impegno civile.

Lavorerò senza sosta con tutto l'amore e la passione che sono abituata a mettere in ciò che faccio per amore della cultura, settore in cui lavoro e per amore della Verità e della Giustizia con corresponsabilità, disciplina e onore, come citato nell'articolo 54 che la mia mamma ha incarnato con il suo impegno, la sua onestà intellettuale e l'abnegazione al proprio dovere istituzionale. Cercherò di essere all'altezza di questi incarico e con il mio impegno di onorare la memoria di mia madre».

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