Inflazione, punte da record: Puglia tra le maglie nere, prezzi di frutta e verdura alle stelle

Inflazione, punte da record: Puglia tra le maglie nere, prezzi di frutta e verdura alle stelle
di Giuseppe ANDRIANI
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Sabato 17 Dicembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 04:01

L’inflazione resta stabile a livello nazionale: +11,8% rispetto al novembre dell’anno scorso, +0,5% rispetto al mese di ottobre. E in Puglia va ancora peggio, con rialzi del 12,5%. Ogni famiglia ha speso 2.994 euro in più nell’anno. Sono i dati dell’Istat sull’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic). L’inflazione di fondo - spiega Istat - al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +5,3% a +5,6%. I beni alimentari sono aumentati del 13,2% rispetto all’anno scorso, con le verdure che fanno registrare un +14,8% e la frutta al +6,9%. 
«I prezzi all’ingrosso del gas hanno ripreso a salire nella seconda parte di novembre e pur restando lontani dai picchi del terzo trimestre rendono incerte le prospettive di un raffreddamento a breve termine dell’alta inflazione che ha caratterizzato finora l’anno in corso», spiega l’Istituto di Statistica. In soldoni, è il caso di dire, i prezzi continuano a crescere mentre fin troppo spesso gli stipendi restano stabili. E diminuisce, così, il potere d’acquisto. 
Nel dettaglio: rallentano i prezzi dei beni energetici non regolamentati, degli alimentari non lavorati e dei servizi relativi ai trasporti, continuano a crescere invece quelli degli energetici regolamentati, dei beni alimentari lavorati, dei servizi per la cura della persona. «Dopo la brusca accelerazione di ottobre, a novembre 2022 l’inflazione, che rimane a livelli che non si vedevano da marzo 1984 (quando fu +11,9%), è stabile - conferma l’Istat - I prezzi di alcune componenti, che ne avevano sostenuto l’ascesa, tra cui gli energetici non regolamentati e in misura minore gli alimentari non lavorati, rallentano su base annua, mentre quelli di altre componenti continuano ad accelerare, tra cui gli energetici regolamentati e in misura minore gli alimentari lavorati». 

Puglia maglia nera

Sarà probabilmente per via degli aumenti nel settore agroalimentare, ma il Sud paga a caro prezzo l’aumento del costo della vita. Il Codacons ha stilato ieri la classifica delle regioni nelle quali la spesa media annua delle famiglie è cresciuta di più. Al primo posto c’è la Sicilia, seguita dalla Liguria e dalla Sardegna. Poi Abruzzo, Umbria e Puglia. A seguire l’Emilia Romagna, la Toscana e il Trentino Alto Adige, che sono comunque al di sopra della media nazionale. Si tratta di una classifica che tiene conto della percentuale di rialzo sulla spesa media, tenendo presente che - come ricorda il Codacons - la «spesa annua per consumi dei nuclei residenti, infatti, è fortemente diversificata sul territorio, con le famiglie del nord che spendono di più rispetto a quelle che vivono nel Mezzogiorno». Questo vuol dire che «il tasso di inflazione ha effetti differenti sulle tasche dei consumatori».
Tra le città con gli effetti peggiori legati all’inflazione il podio è interamente siciliano: Catania, Palermo, Messina.

Bari è all’undicesimo posto. Tra i capoluoghi il Mezzogiorno tiene meglio rispetto al Nord, ma è questione - fin troppo spesso - di dettagli. 

Le abitudini degli italiani

E il caro prezzi ha cambiato le abitudini degli italiani e dei pugliesi. Secondo quanto spiega Coldiretti l’81% dei consumatori ha preso l’abitudine di fare una lista ponderata degli acquisti. È un modo, il più banale ma evidentemente anche il più efficace, per evitare di farsi ingolosire al supermercato da offerte varie o “tentazioni”. Cambiano le abitudini, con l’unico obiettivo del risparmio: sette italiani su dieci fanno la spesa nei discount e otto su dieci puntano prevalentemente su prodotti in offerta (analisi Censis per Coldiretti). E le promozioni, contestualmente, si sono moltiplicate, dalla vendite sottocosto ai buoni spesa, e il tradizionale paghi due e prendi tre. E in tanti hanno riferito nell’intervista di aver l’abitudine di cambiare supermercato per approfittare dell’offerta del periodo. 
L’inflazione, la spesa maggiore, si traduce così: più attenzione al risparmio e maggior fatica nell’arrivare alla fine del mese. Dietro i numeri dell’Istat, ancora una volta, ci sono le storie di chi tira la cinghia e guarda avanti. Con un pizzico di preoccupazione in più. Aumenta anche quella.

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