Notifiche e avvisi a tutte le ore dalla scuola. Per non parlare di compiti a casa. È la vita dello studente medio (e della sua famiglia) costretto, con un certo stress, a restare sempre collegato per non perdere le comunicazioni di docenti iperconnessi: dai gruppi whatsapop, all’uso di Classroom, fino alle notifiche del registro elettronico per non perdere gli avvisi dei compiti, degli appuntamenti, dei voti e di tutto il resto. Il rapporto non idilliaco tra le famiglie italiane e la scuola si riflette anche nella scarsa capacità di rispettare i propri ambiti, sancendo come da tempo viene invocato da molti, un sacrosanto “diritto alla disconnessione”.
Una linea guida per i docenti: niente compiti durante le feste
Una riflessione che per Pantaleo Conte, dirigente dell’istituto comprensivo di Vernole e Castrì, è già partita un anno fa proponendo al collegio dei docenti delle linee guida per ottenere una migliore gestione dei compiti a casa e di conseguenza una migliore qualità della vita.
Il dirigente: «I ragazzi hanno diritto al riposo»
«L’idea è nata da un’esigenza pratica - spiega Conte -.
Tante le famiglie stressate
Un ragionamento che ovviamente presuppone la stretta collaborazione dei genitori. «Abbiamo raccolto una esigenza che arriva dalle famiglie - aggiunge Conte - stressate dalla mole di compiti che spesso arrivavano nel fine settimana. In sede collegiale abbiamo ribadito che non è la quantità di compiti che qualifica l’apprendimento. E ci sono state delle buone risposte. Però nessuno ha la bacchetta magica. Se a casa invece di fare i compiti, il ragazzo è parcheggiato davanti alla tv o alla console, non si è risolto nulla. Bisogna essere consapevoli e propositivi».
Il documento elaborato dal preside Conte è stato ripreso dal più importante sito che parla di istruzione, cioè OrizzonteScuola, come esempio di buone pratiche da applicare nei confronti degli alunni e che commenta in maniera molto chiara lo scopo di queste linee guida. «Il diritto alla disconnessione e quello inviolabile al riposo nascono per proteggere i lavoratori -commenta il sito-, dunque, va estesa anche agli studenti e ai familiari degli stessi. Serve a proteggerli dal rischio di essere sempre connessi con il proprio datore di lavoro e, nel caso degli studenti, con i propri docenti che hanno deciso di investire il tempo dedicato a famiglie e amici per assegnare compiti fuori dall’orario scolastico e, cosa peggiore, senza averli mai comunicati verbalmente agli alunni. Questo diritto garantisce il diritto a non utilizzare apparecchiature che connettono ininterrottamente il lavoratore e lo studente alla propria prestazione lavorativa e al proprio banco (la sera virtuale) per permettergli di organizzare e vivere compiutamente il tempo libero». Non solo. Un tema sentito vista la proliferazione di gruppi social nei quali vengono riportate esperienze di grande disagio da parte di madri o padri costretti a fare i tutor dei loro figli per evitare che vadano a scuola senza compiti fatti.