Morti sul lavoro, il presidente di Ance Puglia: «Impossibile lavorare sui cantieri a 79 anni»

Morti sul lavoro, il presidente di Ance Puglia: «Impossibile lavorare sui cantieri a 79 anni»
di Paola ANCORA
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Mercoledì 6 Marzo 2024, 05:00

Gerardo Biancofiore, lei presiede l'Ance regionale, l’associazione dei costruttori edili. Come mai su un cantiere si trova a lavorare personale anche in età avanzata? È successo a Lecce qualche tempo fa e ieri a Terlizzi, dove un uomo di 79 anni è morto mentre era impegnato in lavori di ristrutturazione di un fabbricato. 
«Non so come sia possibile lavorare ancora a 79 anni. Ci sono norme ben precise da rispettare per stare in un cantiere: non sappiamo se quest'uomo fosse socio dell'azienda, un parente, ma a 80 anni una persona deve essere in pensione, a riposare, non stare sui cantieri». 

L'età, al di là degli accertamenti sul caso specifico, può essere spia di situazioni non rispettose delle norme sul lavoro? Nero, contratti non regolari e simili?
«In edilizia il nero c'è, indubbiamente, e ci sono anche quelli che applicano contratti diversi da quello nazionale edile.

Ecco perché non ci stancheremo mai di dire che chi sbaglia, chi non rispetta le regole, deve essere sanzionato. Tanto più che è poi un intero settore a venire colpevolizzato, ci vanno di mezzo aziende serie. Va detto che, sull'onda di tragedie come quella di Terlizzi, qualcosa si è mosso e ora ci misureremo con questa patente a punti per la sicurezza, che ci auguriamo servirà a qualificare le imprese. Perché esiste un problema da affrontare».

Quale?
«Nei lavori pubblici, un'impresa ha una sua storicità, si dota di una attestazione Soa nel momento in cui aumenta il suo fatturato per cantieri importanti. Nel privato, invece, se io fino a ieri ho fatto il parrucchiere, posso sempre decidere di aprire un'impresa edile semplicemente andando in Camera di Commercio. Questo è sbagliato. Le imprese devono avere una qualificazione e chiunque metta piede in un cantiere deve avere un contratto edile, una formazione specifica alle spalle e una periodica obbligatoria da affrontare nel corso di tutta la sua carriere lavorativa».

Quanto costa un contratto edile per un operaio?
«Al netto, in busta, un operaio regolarmente contrattualizzato può avere uno stipendio fra i 1.800 e i 2.200 euro, oltre ai benefit della cassa edile, alla copertura sanitaria, alla formazione pagata».

La carenza di operai specializzati nel settore può essere dovuta al fatto che non tutti applicano questo contratto che, lei dice, è costoso?
«Questa carenza è dovuta a molteplici fattori, ma di certo l'applicazione del contratto edile non è una scelta, è un obbligo. Chi non adempie a quest'obbligo è fuorilegge».

Presidente, nei giorni scorsi Confindustria e Confimi hanno lamentato il fatto che fra ritardi burocratici e inchieste giudiziarie (il caso Ferretti a Taranto e il blitz “Codice interno” a Bari, ndr), il tessuto imprenditoriale della Puglia rischia di pagare un prezzo alto in termini di credibilità e appetibilità nei confronti degli investitori stranieri. Quanto pesa, in termini di credibilità, questa sequela di morti sul lavoro? Ne abbiamo contati 4 in 14 giorni.
«È una tragedia immane, concordo. Ma posso garantire che il sistema dell'edilizia di Ance è costruito sulla formazione degli operai. Non basta, si può fare meglio. Si possono e si devono fare più controlli, si devono mutuare le best practice di Germania, Francia, Danimarca, dove gli ispettori controllano i cantieri già in fase di apertura per verificare che tutto venga predisposto a regola d'arte. Va coltivata la cultura della prevenzione perché le sanzioni da sole non bastano. Su questo fronte possiamo fare di più».

In un'azienda di medie dimensioni, ogni quanto tempo gli operai vengono formati?
«Ogni sei, otto mesi. Esiste una procedura ad hoc. Va poi detto che per i cantieri pubblici vengono calcolati degli oneri di sicurezza, ogni tanto molto limitati ma presenti. Nei cantieri privati non c'è nessuno che controlli davvero questo genere di voci. E inoltre non vanno mai compressi i tempi di esecuzione delle opere».

Perché si verifica questa corsa a terminare i cantieri?
«Lo scorso anno, a dicembre, si è verificato un collo di bottiglia per rincorrere le scadenze del Superbonus, per esempio. Si è creata una confusione totale, con lavori fatti male e rischiando sulla pelle dei nostri collaboratori. È vero che il nostro è un mestiere che implica dei pericoli, ma se puntiamo sugli strumenti che la legge ci dà per prevenire queste tragedie, un risultato in più lo avremo e riusciremo anche a illuminare alcune zone grige che, ahimè, ci sono ancora». 

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