Il problema della carenza di personale che ha investito negli anni la pubblica amministrazione, ha colpito anche l’Archivio di Stato di Taranto, che da una abbondanza di oltre 50 dipendenti è passato agli attuali otto, più una professionista altamente specializzata (Annunziata Bozza) che la direzione generale Archivi ha inviato fino a dicembre 2023, ma che lavora a partita Iva.
La situazione
Il paradosso è che all’Archivio di Stato mancano gli archivisti di ruolo, malgrado la delicatezza e la complessità delle attività che svolgono per la conservazione e la valorizzazione di migliaia di fonti archivistiche. «Nel settore dei Beni Culturali siamo sotto del 75%, e le piante organiche erano già state riviste e abbassate anche negli archivi di Stato: questa situazione nasce negli anni ‘90 con le esternalizzazioni e le privatizzazioni, che hanno creato delle voragini che si sono aperte sia nella qualità del servizio fornito sia nella quantità di personale», ha commentato Massimo Turco, rappresentante aziendale della Cgil Taranto e dipendente della sede di via di Palma, rispetto alle criticità della sede di Taranto e di altre realtà in tutta Italia. «Dopo la legge 285 degli anni ‘80, che fece entrare in massa giovani nei Beni Culturali, si è fatto ben poco per le assunzioni, e nel tempo si è creato questo fabbisogno del 75% di personale che dicevo prima. Questa situazione che si trascina ormai da anni, e che è stata voluta politicamente dai governi sia di destra sia di sinistra, ha portato a questi risultati». All’Archivio di Stato di Taranto, ha spiegato Turco, «l’organico previsto è di 20/25 dipendenti».
Il concorso
Il concorso per gli archivisti bandito dal ministero non è stato ancora avviato, quindi non si è proceduto alle prove: «I tempi saranno lunghi, e prevediamo anche una serie di ricorsi, perché nel bando sono contenute delle “bestialità” che mortificano l’esperienza decennale di molti professionisti. E comunque da noi ne arriverebbero al massimo un paio, non di più. In realtà ci vorrebbe un piano straordinario che come Cgil continuiamo a chiedere: ci vorrebbe una nuova 285, questa è la verità, ma sarà difficile. Non può essere disperso il concetto di tutela del bene culturale».
Gli stessi problemi, inoltre, «ci sono per i bibliotecari, con altri “orrori” abbastanza grossolani nel preparare il bando. Dovremo andare avanti in queste condizioni. Io stesso l’anno prossimo andrò in pensione e come me anche altri, lasciando un vuoto di professionalità più o meno importanti. Dobbiamo “ringraziare” funzionari in pensione che a titolo gratuito vengono a darci una mano per l’amore che hanno per questo lavoro, mettendo a disposizione le proprie competenze amministrative e contabili.