Ex Ilva, altri 150 milioni. L’ok dal Consiglio dei ministri, non c'è la garanzia contro il contenzioso con Mittal

Ex Ilva, altri 150 milioni per l’acciaieria. L’ok dal Consiglio dei ministri
Ex Ilva, altri 150 milioni per l’acciaieria. L’ok dal Consiglio dei ministri
di Domenico PALMIOTTI
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Lunedì 6 Maggio 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 7 Maggio, 12:14

Nuovo aiuto finanziario per Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria. Il Consiglio dei ministri dà l’ok ad un secondo intervento da 150 milioni per l’azienda dopo i primi 150 arrivati intorno a Pasqua da Ilva in amministrazione straordinaria - la società proprietaria degli impianti - che gli ha prelevati dal patrimonio destinato. Quest’ultimo è il fondo speciale costituito anni addietro col miliardo di euro che i Riva, su azione del Governo di allora e della Procura di Milano, hanno riportato in Italia dall’estero ed è servito ai commissari di Ilva per finanziare la bonifica delle aree escluse nel 2018 dalla cessione ad ArcelorMittal.

Gli ulteriori 150 milioni per l’amministrazione straordinaria di Acciaierie saranno deliberati attraverso un decreto legge e verranno presi anch’essi dal patrimonio destinato.

Nel decreto Agricoltura approvato oggi in cdm non c'è la norma che prevedeva una garanzia dello Stato sulla futura vendita dell'ex Ilva per tutelare un futuro compratore, come era trapelato da una bozza.

I dettagli

Sinora sarebbero 450 i milioni presi dal patrimonio destinato, che nel frattempo, secondo uno degli ultimi report della gestione commissariale di Ilva, era sceso da un miliardo a circa 660 milioni poiché il resto sarebbe stato impegnato, postato su nuovi interventi di bonifica da fare o speso.

Perché 450 milioni? Perché già tempo addietro furono presi 150 milioni e messi a disposizione dei progetti di decarbonizzazione che ArcelorMittal, allora gestore della fabbrica, avrebbe dovuto fare con la regia di Ilva in as. A questi primi 150, si aggiungono ora i 300 derivanti dalla decisione di marzo e da quella di oggi. La prima assunta da Ilva in as, probabilmente su input del Governo, la seconda presa dall’Esecutivo stesso.

Il fatto che si prendano soldi dal patrimonio destinato e si riduca così la dote per le bonifiche (nelle quali dovrebbero essere impiegati seppure in minima parte i cassaintegrati di Ilva in as) suscita proteste.

Europa Verde, intervenendo ieri, ha dichiarato che “è la seconda volta che un governo ci prova. A maggio 2022 fu il Governo Draghi a provarci. Ci auguriamo che anche questa volta, come allora, il provvedimento possa essere bocciato dalle stesse forze della maggioranza e da quelle del centrosinistra. Come Europa Verde - si evidenzia - condanniamo fermamente questa operazione che sottrae fondi destinati alla città e alle bonifiche del territorio per continuare a tenere in piedi una fabbrica che non ha più motivo di esistere. Insistiamo, invece, affinché quei fondi vengano resi disponibili subito al nuovo commissario alle bonifiche nominato dal Governo e che lo stesso venga messo nelle condizioni di operare più presto, anche dotandolo di una struttura tecnica adeguata al lavoro da svolgere”.

Sin qui Europa Verde, anche se va precisato che due anni fa i 150 milioni furono effettivamente spostati (inizialmente dovevano essere circa 500) e che i fondi del commissario alla bonifica dell’area di Taranto non sono, e non sono mai stati, quelli dell’amministrazione straordinaria di Ilva. Risorse e competenze sono infatti distinte e separate.

E oggi, inoltre, come ha affermato il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, sarà inviato alla Commissione Europea il piano per il rilancio dell'azienda. È quello presentato lunedì scorso ai sindacati da Governo e commissari di Acciaierie e serve a sbloccare il via libera di Bruxelles al prestito ponte da 320 milioni che il Mef erogherà ad Acciaierie e che quest’ultima comincerà a restituire dal 2027. «Già mercoledì - ha annunciato Urso - inizieranno le interlocuzioni con la Commissione».

Per il commissario di AdI, Giovanni Fiori, i 320 milioni devono arrivare entro un mese e mezzo, altrimenti l’azienda rischia di chiudere. In totale, questa dote da 620 milioni (i 300 di Ilva e i 320 del prestito) serve ad Acciaierie a riprendere almeno un minimo di normalità tra il ripristino degli impianti e l’arrivo delle materie prime.

Infine, resta fissato domani nella sede di Confindustria nazionale a Roma l’incontro tra commissari di AdI e sindacati per proseguire il confronto di lunedì scorso. Si entrerà nel dettaglio dei singoli stabilimenti, affrontando temi specifici come gestione della cassa integrazione, manutenzioni, risalita della produzione e ripristino degli impianti oggi fermi o mal messi.

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