I bambini non fanno sport, tra le cause la crisi economica delle famiglie e l'abuso dei social

I progetti di Sport e Salute per invertire il trend. Mezzaroma: partiamo da Caivano

I bambini non fanno sport, tra le cause la crisi economica delle famiglie e l'abuso dei social
I bambini non fanno sport, tra le cause la crisi economica delle famiglie e l'abuso dei social
di Graziella Melina
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Domenica 7 Aprile 2024, 21:33 - Ultimo aggiornamento: 9 Aprile, 07:26

Con il tablet in mano, oppure seduti sul divano a guardare la televisione. Di usare le scale invece dell’ascensore, nemmeno a parlarne. Figuriamoci se si tratta di fare qualche spostamento a piedi: quasi tutti preferiscono farsi accompagnare con la macchina da mamma e papà. La sedentarietà dei bambini e dei ragazzi sta diventando ormai un problema di sanità pubblica. I medici ne osservano le conseguenze negli ambulatori da diversi anni, visto che i bambini sono sempre più in sovrappeso. E la situazione purtroppo durante la pandemia è peggiorata, come dimostrano i dati elaborati da openpolis con l’impresa sociale Con i Bambini: tra il 2019 e il 2021 la quota di sedentari nella popolazione è passata dal 35,6% al 33,7%. Al contrario, l’incidenza dei minori che non fanno sport è cresciuta dal 18,5% al 24,9% tra i 6 e i 10 anni, e dal 15,7% al 21,3% tra 11 e 14 anni. Più stabile tra i 15-17enni, dove è comunque aumentata dal 18,8% al 19,9%. Con la fine dell’emergenza, i dati sono leggermente migliorati, ma non abbastanza: i sedentari scendono al 21,7% tra 6 e 10 anni, al 17,2% tra 11 e 14, al 19,3% tra 15 e 17. Numeri più bassi del 2021, ma più alti comunque del 2019. E non consola affatto osservare che con la fine della pandemia, la percentuale di bambini e ragazzi che non fanno sport resta comunque del 20% (uno su cinque). 

LE CAUSE

Ma se l’uso indiscriminato dei social ha certamente un peso non indifferente nell’attitudine dei ragazzi a restare fermi per ore, in realtà, molto conta anche la condizione economica e sociale della famiglia.

L’impossibilità di potersi permettere un’attività di svago fuori da casa a pagamento, come emerge dai dati di openpolis, riguarda quasi un minore su 10 (9,1%); tra quelli in condizione di deprivazione, sfiora addirittura il 60% nel 2021 (58,4%). In entrambi i casi, con valori in crescita rispetto alla precedente rilevazione pre-pandemica, nel 2017. Non aiuta, poi, la mancanza di palestre scolastiche attrezzate in diverse aree del Paese: il 40% nel nord-ovest (41,3%), e si attesta ad alcuni punti da questa soglia nel nord-est (37%) e nel centro Italia (36,7%). Resta invece piuttosto indietro il mezzogiorno (31,7%). Tra le regioni, dopo la Liguria (52,4%), è la Puglia a mostrare la presenza più diffusa (48,4%), seguita da Toscana, Veneto e Lombardia (44-45% circa). Agli ultimi posti, con meno di un edificio su 4 dotato di palestra, Sicilia (24,6%), Umbria (23,3%) e Calabria (meno del 20%). I bambini, dunque, non fanno sport. Né sono messi in condizione di farlo. Intanto, però, si prova a invertire la rotta. A cominciare dalle iniziative istituzionali, proposte da Sport e Salute, la società in house del Mef (il ministero dell’economia e di finanza) che si occupa di sviluppo dello sport. «Il nostro obiettivo – spiega il presidente Marco Mezzaroma – è quello di progettare, sviluppare e valorizzare lo sport del futuro favorendo l’accesso all’attività fisica di tutta la popolazione, promuovere uno stile di vita sano e società più forti e interconnesse. “Illumina” è il nostro progetto principe per riportare la luce in quei luoghi che per troppo tempo sono rimasti al buio». 

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LE INIZIATIVE

Il progetto, portato avanti con il governo, vedrà la luce a fine maggio con la ristrutturazione dell’ex Centro Delphinia a Caivano. Gli investimenti si concentrano, in particolare, sulla scuola, con i progetti Scuola Attiva Kids e Junior; 11 mila classi coinvolte e ben 2 milioni gli alunni (+19% rispetto al 2022). Una spinta allo sport arriva poi dalle figure dei Tutor sportivi (tremila quelli coinvolti) e le “pause attive”, nate per contrastare la sedentarietà, correggere la postura e migliorare l’attenzione. Mezzaroma insiste: «Abbiamo realizzato circa 800 progetti, sotto il nome Sport di Tutti, in zone e quartieri disagiati, nelle carceri e allestendo palestre a cielo aperto nei parchi. E abbiamo rivoluzionato il concetto di playground, ripensando gli spazi urbani inutilizzati o degradati, trasformandoli in spazi capaci di offrire opportunità di crescita per quartieri e comunità». Iniziative di cui hanno beneficiato circa 200 mila cittadini. Con il progetto “80 milioni” insieme alle federazioni sportive sono state poi finanziate 131 attività per oltre 180 mila persone coinvolte. Ma senza impianti sportivi adeguati, le iniziative rimarrebbero solo sulla carta. Ecco perché, spiegano a Sport e Salute, la società ha avviato un censimento, per la creazione di una banca dati funzionale alla nascita di un piano regolatore, in grado di rispondere alle esigenze e orientare le politiche pubbliche.

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