La ricerca è stata condotta da David Lee, della New York University School of Medicine che spiega: «Il nostro studio suggerisce che un ambiente insalubre dal punto di vista alimentare ha un'importante influenza sul diabete di tipo 1 e una più approfondita analisi della genetica della malattia, dei comportamenti e dell'influenza del livello culturale degli individui colpiti dovrebbe essere presa in considerazione» per capire bene come nasce il rischio di ammalarsi di diabete 1. Questo è caratterizzato da un attacco autoimmunitario da parte delle difese del paziente che vanno 'in tilt' e distruggono una parte del pancreas, quella che produce insulina.
A differenza del tipo 2, il diabete 1 può colpire già in età infantile ed è scollegato dal sovrappeso e quindi anche da abitudini alimentari non propriamente sane.
Eppure alla luce di questo studio l'«ambiente alimentare» circostante sembra incidere sul rischio di malattia. Gli esperti hanno condotto un'analisi 'geospazialè per misurare i casi di diabete 1 e 2 in diversi quartieri della Grande Mela. È emerso che il diabete, in tutte le sue forme, è più frequente tra i residenti delle zone dove si concentrano molti fast food e altri rivenditori di cibo economico ma poco salutare, zone che in Usa sono addirittura chiamate “paludi del cibo”. Mentre era più facile aspettarsi un collegamento tra paludi del cibo e diabete 2 (legato a diete scorrette e sovrappeso), appare più sorprendente l'associazione con diabete 1, finora considerata indipendente dalle abitudini alimentari e dagli stili culturali in fatto di cibo, ribadiscono gli autori in conclusione.