Tumori, via al piano per la tecnologia Car-T: nuova arma, accesso a più pazienti

Tumori, via al piano per la tecnologia Car-T: nuova arma, accesso a più pazienti
Tumori, via al piano per la tecnologia Car-T: nuova arma, accesso a più pazienti
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Martedì 30 Aprile 2019, 14:14 - Ultimo aggiornamento: 21:00

Solo all'Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, sono 27 i piccoli pazienti che hanno potuto ad oggi accedere alla tecnologia innovativa Car-T contro i tumori, che consiste nel manipolare geneticamente le cellule del sistema immunitario, i linfociti, per renderle capaci di riconoscere e attaccare il cancro. Una cinquantina i pazienti trattati complessivamente in Italia. L'obiettivo è però rendere questa tecnologia, oggi molto costosa, accessibile a tutti i pazienti che ne hanno bisogno.

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È questo uno degli obiettivi del piano per lo sviluppo delle Car-T in Italia, inviato alla commissione Cultura della Camera dove la consegna era prevista entro il 30 aprile da un ordine del giorno della Camera dei deputati. Il progetto - messo a punto da un gruppo di ospedali e Istituti di ricerca individuati dal ministero della Salute - secondo quanto si apprende è stato inviato alla commissione, che dovrà esaminarlo prima che si renda operativo. Il Parlamento ha già stanziato 5 milioni di euro per il 2019 per un progetto di ricerca relativo alle Car-T, e altri 5 milioni sono stati stanziati per la medesima finalità dalla legge 17 dicembre 2018, n.136. La Camera dei Deputati, con l'Ordine del giorno del 30 dicembre scorso, ha inoltre delineato il complessivo percorso attuativo, impegnando il Governo ad assumere una serie di iniziative.

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Lo stesso ordine del giorno indicava come componenti del gruppo per la definizione del progetto di fattibilità rappresentanti dell'Ospedale S.Gerardo-Fondazione Tettamanti di Monza, della società Molmed e dell'Istituto di Biostrutture e Bioimmagini del CNR di Napoli, nonché gli IRCCS della Rete oncologica ed anche l'Ospedale pediatrico bambino Gesù di Roma e l'Ospedale San Raffaele di Milano. Un piano, secondo quanto si apprende, che punta ad estendere tale tecnologia al trattamento di più forme tumorali, oltre ai tumori ematologici per i quali oggi è prevalentemente utilizzata. Al Bambino Gesù, ad esempio, la Car-T è stata impiegata anche per i neuroblastomi ed altre sperimentazioni ne dimostrano l'efficacia contro il mieloma. Il problema resta però quello dei costi e della sostenibilità per il sistema sanitario.

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Per questo, il piano mira ad individuare un percorso che porti appunto al contenimento del costo attraverso un ampliamento della produzione in Italia in più centri. L'obiettivo è cioè arrivare ad una produzione 'autoctonà della tecnologia nei centri specializzati italiani individuati, pratica che sarebbe meno costosa rispetto all'importazione della tecnologia stessa da aziende estere come quelle statunitensi. Il piano individua inoltre due istituti in grado entro un anno di mettere in atto la produzione delle terapie Car-T: il Bambino Gesù e l'Ospedale San Raffaele di Milano.
Insomma, la strategia sarebbe quella di abbattere i costi per garantire il massimo accesso a questa terapia definita dagli esperti «rivoluzionaria» e sperimentata per la prima volta con successo nel 2012 negli Usa, su una bambina di 7 anni. Sono quindi partite numerose sperimentazioni e l'ente statunitense FDA ha approvato il primo farmaco a base di CAR-T sviluppato dall'industria farmaceutica. La terapia è attualmente contrattata negli Stati Uniti a un prezzo di circa 340.000 euro a paziente.

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