Doppia bocciatura del governo su input del ministero della Salute alle due legge pugliesi che introducevano il sistema di sequenziamento dell'esoma per la diagnosi di malattie rare e il test del Dna Fetale per tutte le donne con più di 40 anni o con un fattore di rischio medio o alto. Alla base del provvedimento di impugnazione dinanzi alla Corte Costituzionale, secondo le motivazioni del governo, la mancata previsione dei metodi diagnostici nei livelli essenziali d'assistenza. E dunque, la mancanza di copertura economica per garantire ai pugliesi i due metodi diagnostici.
La polemica
Un doppio no che ha nelle scorse ore ha scatenato le ire dei firmatari delle proposte di legge poi approvate in Consiglio regionale. A partire dal consigliere regionale del Pd, Fabiano Amati promotore della legge sull'esoma. «Il governo nazionale ha inflitto un grave danno alla diagnosi sulle malattie rare e alla disciplina della genetica medica, impugnando con una motivazione tecnicamente abnorme la legge sul sequenziamento dell'esoma, cioè un metodo che dall'esame dell'1% del Dna aiuta a diagnosticare l'85% delle malattie - ha tuonato nelle scorse ore Amati - Il motivo? Si sostiene che la tecnica non è nei Lea e invece c'è e ha il codice da G1.01 a G1.47. Una vicenda gravissima: combatterò su tutti i fronti questa battaglia per l'innovazione e la salute - rimarca Amati - La decisione d'impugnare è un festival di paradossi a discapito purtroppo delle possibilità di cura dei pugliesi e di tutti i cittadini italiani, perché la legge pugliese stava diventando una buona pratica da imitare. Il Governo nazionale ha deciso d'impugnare, sulla base di una proposta avanzata dal Ministero della salute, sostenendo la mancata previsione del metodo diagnostico nei livelli essenziali d'assistenza. A ciò si aggiunga che sin dal 2017 è stata sottoscritta un'intesa tra Stato, Regioni e Provincie autonome per l'innovazione del sistema sanitario basata sulle scienze omiche e che tra gli impegni assunti con quell'intesa c'è quello, a carico delle regioni, di recepire obiettivi e azioni».
Sul piede di guerra anche il consigliere regionale del Pd Donato Metallo.