Polmonite, oltre 200 casi nel Bresciano. L'assessore: «Pensiamo sia legionella»

Polmonite, oltre 200 casi nel Bresciano. L'assessore: «Pensiamo sia legionella»
Polmonite, oltre 200 casi nel Bresciano. L'assessore: «Pensiamo sia legionella»
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Lunedì 10 Settembre 2018, 19:52 - Ultimo aggiornamento: 21:07

La polmonite continua a spaventare la Bassa Bresciana dove si registra un aumento di casi nelle ultime ore. Superata quota 200. Mentre gli ospedali sono sempre più affollati, arrivano le prime risposte sul fronte delle analisi. «Abbiamo la certezza che si tratti di polmonite batterica», spiega dopo una riunione fiume con l'Ats, l'Agenzia tutela della salute, l'assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera.
 



«Sono in aumento i casi di legionella e questo ci fa pensare che il batterio in questione sia proprio la legionella», è il pensiero di Gallera che è stato chiamato a riferire in aula del Consiglio regionale sull'allarme sanitario che dal Bresciano si sta spostando anche fuori provincia. Solo nella giornata di oggi infatti sei persone provenienti dall'ospedale di Asola (Mantova) sono state ricoverate a Mantova e altrettante si trovano sotto osservazione. Secondo l'assessore Gallera «il dato evidente è che il fenomeno di contagio è avvenuto dal 2 al 7 settembre». Nel frattempo la Procura di Brescia ha aperto un'inchiesta contro ignoti. Epidemia colposa è l'ipotesi avanzata dal sostituto procuratore Maria Cristina Bonomo che ha affidato ai carabinieri del Nas il compito di effettuare indagini soprattutto sulla rete idrica dei principali comuni interessati dai casi di polmonite.

Non è stata però la Procura bresciana, bensì Ats, a disporre l'autopsia sul corpo della 69enne morta nei giorni scorsi a Mezzane di Calvisano (Brescia). Si tratta di un esame voluto per escludere, come è stato fatto, che il decesso fosse legato ai casi di polmonite. La preoccupazione tra i residenti continua ad essere alta, ma nessun sindaco del distretto bresciano interessato dall'epidemia ha emesso ordinanze di chiusure delle scuole. «Se solo ci fosse stato il minimo rischio saremmo intervenuti», racconta il sindaco di Carpenedolo, Stefano Tramonti. Oggi è arrivata anche la presa di posizione del Codacons. «L'art. 32 della Costituzione Italiana garantisce il diritto alla salute dell'individuo, qualificandolo quale diritto fondamentale e interesse primario della collettività. Le Pubbliche Amministrazioni sono tenute a vegliare sul rispetto delle regole utili ad assicurare l'effettività dei principi individuati dalla Costituzione», afferma l'associazione in una nota.

«Le imprese private che offrono servizio alla collettività, su incarico pubblico, devono operare professionalmente in maniera ligia alle regole prestabilite, con particolare attenzione alle norme e ai criteri di sicurezza - prosegue il Codacons -.
L'eventuale assenza di controlli tempestivi sui campioni d'acqua della rete idrica e l'eventuale mancanza di diligenza delle imprese che gestiscono l'afflusso dell'acqua potabile presso le case possono avere gravissimi effetti collaterali quali il contagio collettivo a cui stiamo assistendo».

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