EVOLUZIONE
«La cosa che i milioni di persone nate dalla fecondazione assistita in tutto il mondo sanno è di essere stati fortemente voluti dai loro genitori», spiega oggi Louise, generosa nel condividere la sua esperienza di bambina prodigio diventata donna molto normale, con un marito, due figli concepiti naturalmente e una sorella nata anche lei con una fecondazione assistita. «Nel 1978 la fecondazione in vitro sembrava uno strano processo fantascientifico che si intrometteva nell’ordine naturale delle cose, mentre oggi è una cosa comune», racconta la donna. Quando è nata la madre ha ricevuto lettere macchiate di liquido rosso, feti di plastica, provette spezzate e ancora oggi l’attività di conferenziera e scrittrice con Louise completa una quotidianità da impiegata in una ditta di trasporto marittimo la costringe a confrontarsi con troll e insulti in rete.
«La gente sarà sempre sconvolta dal progresso ma fino a quando avremo scienziati e medici che agiscono nell’interesse di chi ha problemi io non ho paura», spiega fiduciosa.
SENTIMENTI
«Ovviamente conoscevo i due uomini, erano come dei nonni per me, andavamo a trovarli», ricorda la donna, aggiungendo, con un misto di entusiasmo e modestia: «Non credo di aver capito tutto quel giorno ed è solo negli ultimi anni che ho realizzato quanto la mia nascita sia stata importante per il mondo». Cruciale fu il fatto che il 25 luglio del 1978 nascesse normale, senza difetti, aspetto verificato da ben sessanta esami e test condotti prima ancora che la madre potesse tenerla in braccio e posare per quelle foto piene di amore scattate nell’ospedale di Oldham, vicino a Manchester, che fecero il giro del mondo con titoli simili a quelle della nascita di membro della famiglia reale - «È una bambina»! gridarono i tabloid - e dibattiti infiniti sul profilo morale di un tale evento. Il cardinale Albino Luciani, che da lì a poco avrebbe iniziato il suo brevissimo pontificato come papa Giovanni Paolo I, in un’intervista rifiutò di condannare la coppia, a cui aveva rivolto i suoi auguri, mettendo però in guardia contro il rischio di avere delle «macchine da figli».
Nel 1980, fondarono la Bourn Clinic di Cambridge, il primo centro mondiale per l’IVF (“in vitro fertilisation”), e da allora i casi di successo si sono moltiplicati. «Penso che tutto quello che può aiutare la gente ad avere una famiglia sia fantastico», conclude Louise, che di secondo nome fa Joy, Gioia: «Ma io non mi sento affatto speciale».