Malattie infiamamtorie croniche intestino, in 15 scatti i traguardi dei pazienti

Campagna "Se mi ci metto", nella foto Giorgia
Campagna "Se mi ci metto", nella foto Giorgia
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Domenica 20 Maggio 2018, 17:06 - Ultimo aggiornamento: 17:27
C'è Valentina, che è diventata mamma nel 2009 e lavora e combatte la malattia "come un leone", Andrea che ha scalato le salite del Giro d'Italia ed è convinto che mettendoci impegno potrebbe rifarlo. O ancora Manuela, infermiera che non ha perso un giorno di lavoro. Sono storie di coraggio,ostacoli superati e traguardi raggiunti quelle dei pazienti con malattie infiammatorie croniche dell'intestino (Mici - www.amicitalia.eu) raccontate in 15 scatti, nel progetto "Se Mici metto" promosso da MSD con il patrocinio di Amici - Associazione Nazionale per le Malattie Infiammatorie Croniche dell'Intestino e di IG-IBD - Italian Group for the study of Inflammatory Bowel Disease. Gli scatti sono della fotografa Chiara De Marchi, che è anche una paziente, mamma di due bimbi

 Il messaggio che è stato lanciato il 19 maggio per la Giornata Mondiale delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali è quello che convivere con una
Mici non è facile: ma oggi, nonostante le difficoltà i pazienti, forti dell'alleanza con il medico, possono realizzare i propri progetti di vita. «Traguardi normali possono essere problematici per chi convive con le Mici:oggi vogliamo dire a ogni paziente che questi obiettivi si possono realizzare» spiega Enrica Previtali, Presidente Amici Onlus.
Le Mici sono malattie a componente infiammatoria e andamento recidivante, che interessano l'intestino
». Due le forme principali: la colite ulcerosa e la malattia di Crohn. Tipiche delle età giovanili - il picco più importante si concentra tra i 15 e i 35 anni -colpiscono circa 200.000 persone.

Come spiega Alessandro Armuzzi, Segretario Generale IG-IBD
«spesso il paziente riceve la diagnosi a qualche anno di distanza dai primi sintomi, con peggioramento del danno organico e della qualità di vita». I farmaci biologici e biotecnologici, come ha evidenzia Mariabeatrice Principi dell'Università di Bari - hanno migliorato la qualità di vita, anche se è fondamentale monitorare la risposta alla terapia»   
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