Pedofilia on line, i pericoli: «Con l'IA gli adescatori usano il linguaggio dei minori per carpire la loro fiducia»

Marco Schirosi
Marco Schirosi
di Valeria BLANCO
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Domenica 5 Maggio 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 21:03

«I ragazzi dovrebbero approcciarsi al mondo virtuale con maggiore diffidenza, mentre i genitori dovrebbero delegare un po’ meno l’educazione dei figli agli apparecchi elettronici». Due semplici consigli che contribuirebbero a tenere un po’ più al sicuro bambini e adolescenti dalle insidie della Rete. Lo ripete, anche nelle scuole, il commissario capo della Polizia di Stato Marco Schirosi, dirigente della sezione operativa distrettuale per la sicurezza cibernetica (Polizia postale e delle Comunicazioni), sempre in prima linea nel contrasto a reati orribili come pedopornografia, sextortion, revenge porn.

La tecnologia suggerisce nuovi metodi di adescamento: quali pericoli comporta l’uso dell’Intelligenza artificiale?

«L’IA è uno strumento potente, utilizzato anche per le truffe, i furti di dati, il phishing. Relativamente ai minori, l’IA rende più semplice l’adescamento on line, perché può simulare il linguaggio degli adolescenti e far credere alla vittima di essere di fronte a un coetaneo».

E questo, in che modo agevola l’adescatore?

«I pedofili si fingono ragazzi e instaurano un dialogo con la vittima, poi ne carpiscono la fiducia e in alcuni casi riescono a ottenere immagini intime, che poi utilizzano come arma di ricatto per farsene mandare ancora, sotto la minaccia di dire tutto ai genitori.

Con l’IA si possono addirittura creare video di persone piacenti, ma che in realtà non esistono, e che sono utilizzate per avviare dialoghi via webcam».

E come ci si difende da questo tipo di approccio?

«L’arma migliore è la prevenzione. Spesso si lasciano i ragazzini giocare a tavola con i cellulari, ma i genitori ignorano che quei giochini hanno delle chat in cui, sempre più spesso, si insinuano gli adescatori».

Di pari passo con la tecnologia, devono evolversi anche le tecniche investigative.

«L’aggiornamento degli operatori è costante. Poi di volta in volta, in coordinamento con la procura, si decidono modalità di intervento diverse, adatte al caso investigativo concreto».

È difficile o imbarazzante, per il minore, segnalare che qualcosa non va e arrivare alla denuncia?

«Fondamentale il ruolo degli insegnanti, che in veste di pubblici ufficiali sono tenuti a comunicare le situazioni di rischio se si accorgono che il minore è stato oggetto di adescamento, e ancor di più il ruolo dei genitori».

Qual è la situazione in Puglia?

«Lo scorso anno sono stati eseguiti, nella sola provincia di Lecce, 2 arresti e 7 perquisizioni e sono state effettuate 20 denunce».

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