L'allarme Asl: «Rischio ritardo per i Pap test»

L'allarme Asl: «Rischio ritardo per i Pap test»
di Maddalena MONGIÒ
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Mercoledì 2 Novembre 2016, 20:10 - Ultimo aggiornamento: 20:24
Rischio ritardi per i referti dello screening sui tumori della sfera genitale femminile. È Antonio Tarantino, segretario provinciale della Uil Fpl, a lanciare l’allerta segnalando due criticità: una legata alla salute delle donne e una ai diritti dei lavoratori che hanno maturato i requisiti per mantenere il posto di lavoro.
Il direttore generale della Asl di Lecce, Silvana Melli, risponde che il servizio sta migliorando e che si sta cercando una soluzione perché la spesa del personale a tempo determinato è stata superata. Questa l’estrema sintesi delle posizioni a fronte del rischio ritardi su uno screening molto importante per intervenire nella fase più precoce possibile di un eventuale tumore dell’apparato genitale femminile.
Due biologi e due tecnici: questo il team che dovrebbe essere in forze nella Asl per l’esame dei circa 30mila Pap test eseguiti ogni anno. Sinora il servizio è stato prestato da professionisti con incarichi semestrali a tempo determinato esame.
Per queste figure la Asl ha anche bandito un avviso pubblico e i candidati hanno svolto una prova, l’incarico non è poi arrivato e da qui al 20 novembre, se non si troverà una soluzione, non ci sarà nessun esperto ad eseguire l’esame: «Sul versante dei Pap test abbiamo recuperato molto e si è in fase di riorganizzazione per migliorare ancora, ivi compreso cercare di superare la precarietà degli operatori: come noto il loro impiego va rinnovato ogni sei mesi in attesa delle procedure concorsuali».
Questa la premessa di Melli che poi aggiunge: «Purtroppo, di fronte allo splafonamento del tetto di spesa dei contratti a tempo determinato, la direzione generale è tenuta a verificare – ed è ciò che si sta facendo - se nella graduatoria della mobilità o addirittura in graduatorie di concorsi ancora vigenti siano presenti biologi titolati per realizzare i Citoscrinner. In tal modo, infatti, si potrebbe evitare di continuare a creare ulteriore spesa sul capitolo del tempo determinato a danno del bilancio aziendale e del servizio pubblico».
Tarantino non ci sta: «Sono state avviate tutte le procedure selettive per tecnici e biologi e adesso ci si ricorda che si è sforato sul tempo determinato, cosa che peraltro si è continuato a fare in estate. Stiamo arrivando ad affrontare la questione con molto ritardo e con danno per le donne e per i lavoratori perché se c’è personale che ha maturato i requisiti deve essere mantenuto in servizio senza troppi ripensamenti. Non è un caso che nelle altre Asl pugliesi si stia procedendo in questo senso. Si profila un accumulo di ritardi ingiustificati che colpiscono le donne, in questo caso, e siccome siamo a conoscenza della sensibilità del direttore generale rispetto alla tematica della salute delle donne ci lascia perplessi e ci pone qualche interrogativo il fatto che sullo screening, che tra le altre rientra nei Lea, ci si trovi così spiazzati e senza una soluzione chiara».
Questo il messaggio di Tarantino che parla di «diritto alla salute» e solleva la questione «squisitamente sindacale della tutela dei posti di lavoro che mi porta a segnalare al direttore generale che ci sono professionisti che hanno maturato sia i requisiti della legge Letta sul precariato, sia le disposizioni contenute nella Legge di Stabilità per il 2016. Soprattutto quest’ultima dà alcune indicazioni precise agli enti su quali atti devono adottare per garantire i diritti maturati.
Altre Asl della Puglia si sono adeguate alle norme, l’Asl di Lecce rimuove il problema con il rischio che si aprano numerosi contenziosi dinnanzi al giudice del Lavoro e non solo. Vorrei ricordare che la Corte di Giustizia europea si è già pronunciata favorevolmente verso i precari costringendo l’Italia alla loro assunzione. Rimane il fatto che la questione è urgente visto che un rapporto di lavoro è già cessato e nei prossimi giorni scadranno gli altri portando alla paralisi completa del servizio».
 
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