Proiettili e minacce: ecco la lettera minatoria a Quintana

Il consigliere Sandro Quintana
Il consigliere Sandro Quintana
di Erasmo MARINAZZO
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Venerdì 14 Ottobre 2016, 10:41 - Ultimo aggiornamento: 19:35

Due proiettili ed una lettera d’accompagnamento carica di minacce recapitati al consigliere comunale e candidato sindaco a Gallipoli nelle ultime elezioni, Sandro Quintana e al suo collaboratore Francesco Boellis.
Lettera firmata: Marco Barba. Cioè l’uomo che da circa un mese non si vede più in giro a Gallipoli dove era rientrato l’anno scorso dopo aver scontato 23 anni di carcere per mafia e per due omicidi commessi da minore.
Quel Marco Barba assolto per l’omicidio di Carmine Greco del 13 agosto del 1990, collaboratore di giustizia prima di diventare un fervente autore di esposti contro il procuratore capo Cataldo Motta. Quel Marco Barba che qualche giorno fa è venuto a conoscenza della perquisizione dei carabinieri nella sua casa che ha visto la moglie Anna Casole finire agli arresti domiciliari (poi liberata dal Tribunale del Riesame) con l’accusa di detenzione di proiettili e di droga.
C’è un inchiesta per estorsione aggravata dal metodo mafioso, per quel plico che Barba avrebbe consegnato ad un ragazzo per farlo recapitare al ristorante “Mare Chiaro” dei Quintana il 9 settembre scorso. La lettera è indirizzata al padre Antonio da tutti conosciuto come Uccio, i proiettili a Sandro Quintana ed al suo collaboratore Francesco Boellis. Da quel giorno tutti e tre rientrano la sera a casa scortati dai carabinieri.

 

Nella lettera a "compare Uccio" si legge: «Tuo figlio è stato più che scorretto nei miei confronti, danneggiando profondamente la mia personalità e dignità, cosa che quel cesso di tuo figlio e quella mezza sega di Boellis hanno continuato a preservare nei miei confronti». E poi ancora: «Questo non gli consente a quei due stronzi di comportarsi così nei miei confronti e questa cosa la prometto a quei due e sono disposto a giocarmi anche il rispetto che abbiamo sempre tenuto... Ma tu sai caro Uccio che sulle mie decisioni non cambio idea e non mancherò perché quei due "cessi" meritano di tutto e di più».

Il fascicolo è sul tavolo del procuratore aggiunto e capo della Direzione distrettuale antimafia, Antonio De Donno, che sta conducendo le indagini con i carabinieri. Dietro le minacce che Marco Barba avrebbe fatto a Sandro Quintana anche per strada davanti al palazzo comunale o la sera davanti a due discoteche, ci sarebbe la richiesta di acquistargli un nuovo furgone frigorifero per trasportare le cozze. Una volta tornato a Gallipoli Marco Barba avrebbe ripreso l’antico mestiere di famiglia tramandato dal padre Mario a lui ed al fratello Giuseppe, quest’ultimo collaboratore di giustizia nel processo sull’omicidio del boss Salvatore Padovano.
Compra e consegna cozze ai ristoranti, Marco Barba. Anche a “Mare Chiaro”. E nelle due pagine scritte a mano sembra mettere nelle mani di Uccio Quintana il suo futuro, sostenendo che se non lo avessero aiutato sarebbe finito in mezzo alla strada. In quelle righe sembra, tuttavia, abbia anche ricordato di che pasta sia fatto e che se oggi si umili a trasportare cozze, questo non vorrebbe dire di aver sepolto il suo carattere nel passato.
La lettera è finita nel fascicolo insieme ad una serie di denunce e di verbali di persone sentite in queste settimane dai carabinieri. Gli inquirenti stanno cercando di risalire a tutte le persone dell’entourage di Quintana che avrebbero subito minacce da Marco Barba. Si indaga, per esempio, anche sull’incendio della macchina del cuoco del ristorante di famiglia ma su questo episodio si procede contro ignoti. Sospetti ce ne sono sì alla luce dell’atteggiamento e delle minacce con tanto firma arrivate al ristorante, ma non ci sono indizi.
Ad assistere Quintana sotto il profilo legale è l’avvocato Fabrizio Ferilli. Marco Barba è difeso dall’avvocatessa Paola Scialpi.






 

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