Maestre d’asilo accusate di violenze: sono venticinque le famiglie che si sono costituite parte civile, ieri, nel procedimento che vede imputate una 57enne di Ugento (provincia di Lecce), una 67enne di Rutigliano e una 50enne originaria di Taranto ma residente a Monza, in passato insegnanti presso la scuola dell’infanzia Montessori di Capurso.
Gli episodi contestati
Si tratta di tutti i genitori di bambini in età fra i 7 e gli 8 anni che avrebbero subito maltrattamenti, documentati da intercettazioni audio e video, mentre erano in classe: i carabinieri accertarono che le maestre - arrestateme confinate ai domiciliari ad ottobre 2018 -, durante l’anno scolastico 2017/18, avrebbero reso «abitualmente dolorose e mortificanti le relazioni con i bambini loro affidati», assumendo «comportamenti violenti e vessatori nei confronti di una pluralità di minori affidati alla propria cura e educazione».
Tutte le parti civili, inoltre, hanno richiesto la citazione del Ministero dell’Istruzione e del Comune di Capurso come responsabili civili. La decisione del giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Bari, Antonella Cafagna, arriverà nell’udienza del prossimo 23 marzo, quando le imputate - difese, rispettivamente, dagli avvocati Giuseppe Ruggeri, Giuseppe Spagnolo e Luigi Langmann -, sceglieranno se farsi giudicare con un rito alternativo o affrontare l’istruttoria dibattimentale. Il caso, all’epoca, fece molto scalpore.
Spintoni, strattoni, schiaffi sulle braccia e in viso, bambini - tutti di 3 anni - trascinati fino a cadere o urtare, e costretti a rimanere con il capo riverso sul banco o in un angolo dell’aula con il volto verso il muro e le mani dietro la schiena, in stato di sottomissione: oltre a tutto questo, le maestre avrebbero minacciato i bambini di legarli con la corda, di dar loro le botte, di portarli in caserma dai carabinieri dove un cane avrebbe dato loro un morso.
Le indagini
Le indagini dei carabinieri sono partite a dicembre 2017, quando già alcuni bambini avevano cambiato scuola, e si sono basate inizialmente su diffuse lamentele giunte alle orecchie dei militari. Hanno quindi convocato alcuni genitori e hanno poi deciso, a marzo 2018, in accordo con il pubblico ministero Marcello Barbanente, di installare microcamere per intercettazioni ambientali che sono proseguite fino a maggio 2018. I bambini, tutti al primo anno, erano costretti a trascorrere buona parte della mattinata in classe seduti al banco con la testa appoggiata sul banco e quando provavano a sollevare il capo, le maestre glielo sbattevano nuovamente con forza sul banco. Stando a quanto accertato dai militari, infine, le maestre avrebbero minacciato di morte i bambini se non avessero rispettato le rigide regole imposte alla classe.
[FIRMA-E-SIGL]N. Mic.[/FIRMA-E-SIGL]
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