L'inflazione scende all'8,2%, ma l' Umbria è la seconda regione più cara. Cresce il reddito disponibile ma si allarga la forbice col resto del Paese

L'inflazione scende all'8,2%, ma l' Umbria è la seconda regione più cara. Cresce il reddito disponibile ma si allarga la forbice col resto del Paese
di Fabio Nucci
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Sabato 17 Giugno 2023, 08:18

Umbria e Toscana viaggiano di pari passo in seconda posizione nella classifica dei rincari e anche se a maggio c’è stata una decelerazione, fenomeno che interessa tutto il Paese, il tasso d’inflazione rilevato dall’Istat, pari all’8,2%, rimane sopra la media nazionale. Intanto, i dati dell’Osservatorio Findomestic indicano che il reddito disponibile nel 2022 è cresciuto del 6,5%, sopra 21mila euro, ma il gap rispetto al dato italiano nell’ultimo anno è passato dal 2,1 al 2,6%.
Pur in calo di 0,6 punti, dall’8,8 all’8,2 per cento, l’inflazione a maggio in Umbria è rimasta su livelli sostenuti tanto che nella classifica nazionale è superata solo dalla Liguria (9,3%), con la media nazionale al 7,6%.

«Il rallentamento appare ancora fortemente influenzato dalla dinamica dei prezzi dei Beni energetici, in particolare della componente non regolamentata, in calo su base congiunturale», scrive l’Istat. La decelerazione si deve anche a una fase di contenimento dei prodotti alimentari lavorati, col comparto che ora segna un’inflazione del 6,0%. Prosegue anche il raffreddamento della crescita annuale dei prezzi del “carrello della spesa” che a maggio è risultata pari ll’11,2%, mentre rispetto ad aprile i listini sono saliti quasi dell’uno per cento. «L’aumento congiunturale dell’indice generale dei prezzi si deve principalmente agli alimentari non lavorati (+1,5%), Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1%), degli alimentari lavorati (+0,6%) e dei servizi relativi all’abitazione (+0,4%), cui si oppone il calo dei prezzi degli energetici non regolamentati (-1,6%) e regolamentati (-0,2%)».
Si tratta di dati nazionali e, visto il trend registrato nell’ultimo anno e mezzo, probabilmente più gentili di quelli locali che nello stesso periodo sono rimasti sempre sopra la media del Paese. Lo dimostra la posizione dell’ Umbria nella classifica nazionale delle regioni e lo conferma il dato di Perugia, terza nella graduatoria delle città con più di 150mila abitanti. Da aprile a maggio, il tasso d’inflazione è sceso dall’8,9 all’8,3 per cento, ma il capoluogo di regione è salito dalla sesta alla quarta posizione, dietro Genova, Messina e Firenze.
Intanto, sul versante economico, considerando i dati dell’Osservatorio Findomestic, composti da Prometeia su dati Istat, Svimez e Istituto Tagliacarne, il reddito disponibile pro capite, nel 2022, ha registrato un aumento del 6,5%, meno ampio rispetto al Centro Italia e al dato nazionale (7%).

Analizzando l’andamento degli ultimi tre anni, tuttavia, si rileva un aumento del gap esistente rispetto al dato medio nazionale. Nel 2020 la differenza era del -1,8%, passata al -2,1% nel 2021, fino al 2,6% del 2022.

Quanto ai consumi di beni durevoli, a livello regionale, la spesa media per famiglia ha subito un ridimensionamento (-3,7%): a Perugia si spendono 2.908 euro, oltre 300 euro in più rispetto a Terni, ma il calo della spesa è stato più vistoso (-3,9%). «La dinamica del mercato dei beni durevoli in Umbria - commenta Claudio Bardazzi, responsabile dell’Osservatorio Findomestic – è stata condizionata dal crollo della spesa per le auto nuove, ma anche per le usate nel 2022 è stato impiegato il 6,7% in meno rispetto al 2021 con la spesa scesa sotto i 300 milioni di euro (297)». Il comparto mobilità può sorridere solo con i motoveicoli e se gli elettrodomestici (+5,8%) compensano le perdite di elettronica di consumo (-11,8%) e information technology (-8,8%), si è osservata una buona performance della telefonia: 84 milioni di spesa (10 in più dell’anno precedente (+13,5%).

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