L'intervista/Dario Stefàno
«Berlusconi? C'è un iter preciso
ma niente ricatti e intromissioni»

L'intervista/Dario Stefàno «Berlusconi? C'è un iter preciso ma niente ricatti e intromissioni»
di Francesco G. GIOFFREDI
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Sabato 7 Settembre 2013, 23:32 - Ultimo aggiornamento: 16 Settembre, 18:22
Il timone della Giunta per le Elezioni, l’organismo che per primo si esprimer sulle sorti politiche di Silvio Berlusconi, nelle mani di un salentino: il senatore Sel Dario Stefno, stampo moderato, uomo di fiducia di Nichi Vendola. E volto inevitabilmente da copertina in queste settimane. Con che tempi formulerete il parere in Giunta?

«Non è possibile fare una previsione dettagliata, tutto dipenderà dalla proposta che sarà presentata dal relatore, e quindi dalla eventualità che essa sia o meno accolta. Ma è il regolamento a scandire gli step del procedimento: dopo la proposta del senatore Augello, seguirà la discussione generale. Una volta terminata, la proposta verrà posta ai voti. Dal voto dipenderà il successivo iter: se la Giunta dovesse esprimersi per la “decadenza per incandidabilità sopravvenuta” si aprirebbe una procedura di contestazione dell’elezione che ha caratteristiche giurisdizionali, con decisione finale che sarà sottoposta al Senato».

La relazione di Augello farà riferimento ai pareri pro veritate della difesa: troveranno risposta?

«Non sono in grado di prevedere cosa conterrà la relazione. La proposta dovrà fondarsi sugli elementi emersi nella discussione preliminare già conclusa in Giunta, su tutti i documenti messi a disposizione, sulle memorie difensive di Berlusconi».

Ma ora col ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, c’è la possibilità che i lavori della giunta possano essere congelati?

«Non mi pare che sotto il profilo formale vi sia l’obbligo procedurale di attendere la decisione della Corte europea, anche perché essa non potrebbe riguardare la decadenza, poiché misura non ancora adottata. Ma sarà la Giunta ad esprimersi definitivamente».

Il nodo è la retroattività della legge Severino: la giunta può ricorrere alla Consulta per avere un elemento di chiarezza?

«Dipenderà da ciò che sarà proposto dal relatore e da cosa deciderà la Giunta. Credo però che la discussione non potrà non tener conto che il 2 luglio la Giunta stessa ha deliberato di non rivolgersi alla Consulta, almeno nella fase procedurale. Come pure immagino difficile che il dibattito non incroci anche la lettura della giurisprudenza della Corte Costituzionale che, sull’analogo istituto riguardante gli amministratori locali, ha ribadito più volte che non vi sono problemi di irretroattività. Per rivolgersi alla Corte bisogna poi valutare il problema non solo dell’ammissibilità, ma anche della non manifesta infondatezza»

Violante ipotizza opzioni alternative, e si parla persino di un “lodo”. Mosse inopportune?

«Si sono susseguiti interventi e punti di vista autorevoli e dai contenuti in larga parte condivisibili. Auspici, suggerimenti che qualcuno ha definito addirittura “lodi” e che hanno alimentato il dibattito. Nessuna riflessione e nessuna problematicità ci è sfuggita, ma se proprio potessi spingermi oltre, pur sempre nel recinto del mio ruolo, direi che uno degli aspetti di serietà istituzionale dovrebbe essere quello di attendere la sede istituzionale, e cioè la Giunta prima, l’aula del Senato dopo. Confondere i punti di vista, introdurre ogni giorno un’idea illuminata o risolutiva, suggerire scenari, tutto ciò che insomma fuoriesce dalla dialettica procedimentale, si risolve in una involontaria intromissione nelle decisioni degli organi, ma anche nella libertà difensiva di Berlusconi e nella serenità del relatore. La Giunta ha condiviso subito e all’unanimità l’idea di coordinare l’imperativo della immediatezza, indicata dalla legge Severino, con le invalicabili prerogative difensive. Allo stesso modo va raccolto però l’invito di Napolitano a rispettare con serietà le decisioni della magistratura».

Quanto è sottile il filo tra la semplice presa d’atto - quella che in molti s’aspettano - e l’essere una specie di organo interpretativo e giudiziario?

«Il confine è preciso. La Giunta non deve occuparsi dei motivi del ricorso di Berlusconi, non accolti dalla Cassazione; né della ricostruzione dei fatti effettuata dal giudice, ma deve valutare se vi sono i presupposti di legge per deliberare la decadenza».

Ci sono segnali o pressioni per indurvi a rallentare, tenendo così in vita il governo?

«La Giunta non deve subire nessun ricatto politico o psicologico. Rifuggo da questa logica perversa che rischierebbe di togliere serenità a un organismo sì politico, ma che ha compiti assimilabili ad un organismo paragiudiziario».

Quanto sente la responsabilità “politica”?

«Avverto la responsabilità di essere alla guida di un importante organo con compiti delicatissimi, e questo a prescindere dalla vicenda Berlusconi. L’unico richiamo che mi sono prefisso di seguire è quello del rispetto delle leggi, dei regolamenti e della Costituzione. E non nascondo che è un compito impegnativo poiché mi costringe a “svestire” i panni di chi in aula e nei confronti del governo è oppositore».

Il fatto che Sel non sostenga il governo, rischia di influire sul suo approccio? Ed è possibile una maggioranza alternativa?

«Le condizioni e i numeri per una eventuale maggioranza diversa potrebbero esserci o non esserci, anche se Berlusconi non fosse mai stato condannato, ma in ragione dell’evoluzione delle posizioni dei partiti. Da un punto di vista giuridico qualsiasi decisione della Giunta non può determinare conseguenze sull’esecutivo. Anzi, trattandosi di una questione riguardante strettamente gli “interna corporis” del Parlamento, la sfera del governo dovrebbe essere tenuta rigidamente separata».

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