Caos movida e orari limitati all’Umbertino:«Così locali a rischio chiusura»

La movida barese
La movida barese
di Elga MONTANI
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Domenica 29 Ottobre 2023, 05:00

«Non è la soluzione giusta, così ammazzi solo la gente che ha investito soldi e ha investito in sogni». Non è d’accordo sui nuovi orari proposti dalle associazioni di commercianti per i locali dell’Umbertino Vito Dellino, titolare del ristorante la Tana dei Lupi di Bari, e non lo manda a dire esprimendo chiaramente la sua opinione, anche se, come sottolinea «a me cambia poco, io a quell’ora sono chiuso».

I titolari dei locali


Non sarebbe, quindi, secondo Dellino, una questione di orari, e far chiudere prima i locali non aiuta a sistemare una situazione difficile. «Il problema a Bari è soprattutto nell’Umbertino – aggiunge – ma per limitare i disagi non serve a nulla chiudere prima. Il problema è non ci sono controlli.

C’è bisogno di più polizia nei posti più affollati, maggiori controlli, anche con agenti a piedi, oltre a regole severe più severe per certi locali. Con le chiusure anticipate penalizzi solo i gestori». Della stessa opinione anche Claudio, titolare del cocktail bar Jump, sempre in largo Adua. Far chiudere prima i locali non risolverebbe il caos che si crea nella zona – sottolinea – in quanto si crea comunque. Chiudere prima è solo una perdita per noi locali. Noi, nel fine settimana, iniziamo a lavorare alle 23.30, così riusciremmo a lavorare poco più di un’ora». Per migliorare la situazione, secondo il titolare del Jump, «basterebbe mettere più controlli, perché a volte c’è chi mette musica fuori dai locali e noi locali commerciali con questo non c’entriamo nulla». 

L'intervento di UniPuglia


Sulla questione è intervenuto anche Savino Montaruli presidente di Unionecommercio – UniPuglia. «Dare una risposta ad una problematica di così largo interesse
proponendo un orario di chiusura dei locali pubblici – dichiara il sindacalista - non solo rappresenta una scelta anacronistica e dannosa, ma non potrebbe mai trovarci d’accordo». 


Montaruli aggiunge: «Quello della liberalizzazione degli orari e delle chiusure infrasettimanali e festive è un tema superato dal tempo e soprattutto dalle vigenti normative: regionali, nazionali e comunitarie. Quello che si prospetterebbe a Bari sarebbe dunque un accordo basato su una profonda illegittimità, quindi da impugnare». Non manca una vena di polemica nelle parole di Montaruli quando sottolinea: «Pur essendo regolarmente accreditati al tavolo di concertazione del comune di Bari, in questo caso l’amministrazione comunale ha dimenticato di convocarci, forse sapendo quale fosse la nostra posizione cioè di rigido rispetto della legge, peraltro inderogabile». 
Sul punto conclude: «Affrontare il tema della movida fastidiosa penalizzando i pubblici esercenti, è a dir poco infantile e grottesco. Chi non ha mosso un solo dito contro la liberalizzazione degli orari, facendo un grosso favore ai propri amici della grande distribuzione organizzata, ora vorrebbe andare indietro nel tempo e nella storia? Il mio auspicio è che si tratti semplicemente di un grosso equivoco».

Confesercenti Bari-Bat

Esprime invece soddisfazione per l’eventuale accordo che potrebbe essere raggiunto sui nuovi orari, Raffaella Altamura, presidente di Confesercenti Bari-Bat. 
«I gestori sacrificano orari di lavoro – spiega -, ma è un segnale che vogliamo dare nei confronti dei cittadini. C’è stata grande collaborazione con l’obiettivo finale di trovare una quadra, che non era affatto semplice, perché bisognava coniugare le legittime aspettative dei gestori con le richieste dei residenti». «Questo - prosegue Raffaella Altamura - non è un problema che riguarda solo Bari, ma numerosi altri comuni. C’è stata una importante sinergia tra le associazioni, il sindaco Decaro e l’assessore Palone: abbiamo chiesto la verifica trenta giorni dopo l’emanazione dell’ordinanza per capire se, effettivamente, il problema delle notti insonni dei residenti sia negli orari di chiusura dei locali». E Gaetano Frulli di Confcommercio, sul Quotidiano, aveva aggiunto: «È necessario avviare una campagna di sensibilizzazione su tutti gli esercenti. Il Comune deve sostenerci, con la giusta comunicazione, oltre che con le giuste multe per chi non rispetterà le regole».

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